Azienda Agricola V. Tomsich

CENNI STORICI...

Quando Massimiliano I° d’Asburgo ereditò, nel 1500, la contea di Gorizia dove si era estinto l’ultimo conte, provocò una lunga guerra con Venezia che avanzava anch’essa diritti sulla contea in quanto feudo del già annesso patriarcato. Durante questa guerra, o meglio, questa serie di guerre, fra cui la più nota, quella che Venezia si trovò a combattere contro la lega di Cambrai, e che si conclusero appena nel 1521, con la pace di Worms, due anni dopo la morte di Massimiliano I°, Trieste subì nel 1508 l’ultima occupazione veneziana. Una occupazione di breve durata, perché già l’anno seguente la sconfitta di Agnadello costrinse la repubblica veneta a ritirare le sue forze dal confine orientale abbandonando tutte le conquiste fatte da Trieste a Fiume, da Gorizia a Postumia. Il brillante condottiero, artefice di quelle conquiste, era stato Bartolomeo d’Alviano. Nel decennio tra il 1510 ed il 1520 anche i Turchi scorrazzavano in Istria e nei dintorni di Trieste distruggendo e devastando Rozzo, Semi, Draguccio, Colmo, Castelnuovo d’Istria, Mune, Obrovo, Matteria, Racia, Bergozza, Moncalvo e Varmo e minacciarono più volte anche la stessa città di Trieste. I triestini però si difesero molto bene ed in uno di questi combattimenti riuscirono addirittura ad impossessarsi per l’ennesima volta del castello di S. Sergio e tentarono di recuperare le fortificazioni di Ospo ed espugnare la torre di Pupecchio. Alla fine di questi combattimenti, nel 1516, venne firmata una tregua, stabilita dal trattato di Noyon. I paesi e le terre dell’Istria uscirono sfinite da incendi e desolate dalle rapine e dai saccheggi delle truppe dei due eserciti. Località che furono devastate in questi anni di guerre, oltre alle già accennate, sono state Villa Decani, Obrovo, Mune, Pinguente, Stena, Vragna, Valdarsa, Valle e Dignano.

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...LA NASCITA DELL’INSEDIAMENTO AGRICOLO...

In questo periodo, attorno gli anni 1520, terribile per i triestini, causa le continue guerre con i veneziani, con le vicine signorie e soprattutto contro le orde turche; le continue epidemie di colera che molto spesso dimezzavano la popolazione cittadina, alcune famiglie di coloni triestini, decisero di rifugiarsi sui pendii del costone carsico triestino, sopra il borgo di San Giovanni, che allora si chiamava Guardella o Vardella, cioè vedetta. Là trovarono una situazione di riparo contro gli invasori ed acqua risorgiva che gli preservava dal terribile imperversante colera, e vi costruirono un insediamento. I coloni cominciarono a coltivare tutto il territorio che si espande dall’attuale cava Facanoni ai pendii del Monte Radio, impiantando viti, cereali, frutta e verdure varie che poi portavano nella vicina città e la mercanteggiavano con le masserizie a loro necessarie.

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...I MARCHESETTI…

Poi, già alla fine del XVII secolo, molti nobili triestini, tra cui i De Marchesetti, acquistarono le proprietà dai coloni e ne fecero una delle loro residenze.

Uno dei Marchesetti, il Gianbattista resta anche famoso in quanto, sposando Antonia Sincovich, erede della signoria di Lupogliano in Istria, amministrò per alcuni anni dal 1617 al 1625, la proprietà e ne difese, con successo il castello contro gli attacchi dei veneziani, servendosi delle milizie arciducali e quelle degli Uscocchi (Alberi-Storia dell’Istria). La proprietà dei Marchesetti (come riferisce nel suo libro,,S.Giovanni’’ Fabio Zubini), constava di un vasto vigneto il quale venne denominato in seguito con il nome di Marchesettia. Esso si estendeva nella zona a monte della Strada Nuova per Opicina (dopo la curva Faccanoni), fin sopra le cave di arenaria, dalle quali per anni in seguito si estrassero anche le pietre per lastricare le piazze e le strade, nonchè i palazzi della sottostante città. Con tale nome venne intestata, in data 22 aprile 1807, la particella tavolate 234 di Guardiella.

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...I DE RIN...

La proprietà passò a Vittorio De Rin, essendosi questi sposato con Anna Bartolomei, vedova di Lorenzo Marchesetti. Il De Rin, membro del consiglio comunale, si fece costruire, sopra le strutture delle vecchie case coloniche, con le stesse pietre di arenaria estratte sul posto, una villa sul ciglio della cava (m 284 sul livello del mare), che si apre vicino all’odierna casa per esercizi spirituali “Le Beatitudini”. La villa fu eretta nel 1854 dall’arch. Domenico Righetti (1809-1894). Il De Rin rilasciò al suo architetto la seguente compiaciuta attestazione:


"… dichiaro che il Signor Domenico Righetti sia stato l’inventore e il direttore della mia casa in stile gotico nella mia campagna sita nella contrada odierna di Guardiella, denominata Marchesettia, la quale opera è ricerca di pieno aggradimento, nonché di ammirazione di quanti intelligenti onorano di loro visita …
4 novembre 1854."

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E infatti la villa era da ammirare per le sue splendide finestre gotiche ad occhio, i suoi vetri colorati e legati al piombo, i pinnacoli retti e la torretta al centro. All’interno vi era un salone al primo piano con un caminetto in marmo rosa soffitto a cassettoni ed affreschi di Lorenzo Giuseppe Gatteri (1829-1886). Dopo il 1880 la villa divenne proprietà di Bartolomeo e Paride De Rin, figli di Nicolò, avvocato di Capodistria. Gli eredi De Rin, traslocati in città, non ebbero più la possibilità di mantenere la villa nel suo decoro e la abbandonarono, col tempo, in uno stato di crescente degrado.
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...GLI EVENTI BELLICI 1941 - 1945...

Dopo l’armistizio del 1943 la villa, abbandonata del tutto dai proprietari, venne requisita dai tedeschi che vi stabilirono una importante postazione militare con una dotazione di artiglieria con la quale controllavano dai quattro lati la sottostante città ed il cielo dagli attacchi aerei degli alleati. Poco prima della fine della guerra, nel 1944, i partigiani attaccarono la postazione provocando un incendio che distrusse l’ala destra ed il salone delle feste dello stabile.

Nel 1945 la villa venne occupata da prima dagli jugoslavi che, durante i quaranta giorni della loro presenza a Trieste, vi stabilirono il loro comando, poi dagli inglesi che li succedettero nella gestione amministrativa della città.



...LA CURIA DI TRIESTE...

Nel 1954, alla dipartita degli alleati, l’immobile ritornò in possesso delle sorelle eredi De Rin che, nel 1960, per lascito, passarono la proprietà alla Curia Vescovile di Trieste che la cedette in uso ai profughi istriani.


…IL SACCHEGGIO…

La Villa, secondo il parere iniziale della Soprintendenza alle Belle Arti, non era stata ritenuta degna di essere preservata quale opera architettonica della Trieste mercantile del 18° secolo, con il risultato che rapidamente venne depredata di quanto era possibile asportare. Sparirono caminetti, fregi, porte, inferriate, i vetri policromi e perfino quattro stemmi in arenaria che ornavano la facciata.

Nel 1975 venne trafugata anche una lapide murata nel muro perimetrale posteriore dell’ala devastata dal fuoco. La lapide inserita nella muratura all’epoca della costruzione della villa, ma proveniente da chi sa dove, portava la scritta:


CRISTOFOR
CHALADINO
FECIT.AN.D.
MDLXXXI

…I TOMSICH LA RISTRUTTURAZIONE…

Oggi, i ruderi della graziosa Villa ottocentesca De Rin, che ancora si vedono sulla montagna, al disopra della antica dismessa cava di arenaria, dalla vallata di San Giovanni, sono stati finalmente sottoposti alla tutela del Ministero delle Belle Arti e stanno a ricordare un gioiello architettonico del 18° secolo che, essendo di antichità troppo recente, è stato purtroppo distrutto dall’incuria e dall’indifferenza della collettività.


Per fortuna, la proprietà , negli anni novanta, è stata rilevata dalla famiglia Tomsich, che ha provveduto a salvare il salvabile, con un importante opera di consolidamento delle vecchie vestigia della villa e della Borgata medioevale nonchè bonificare l’adiacente terreno destinandolo all’utilizzo agricolo di un tempo, ripristinando in parte il vecchio vigneto Marchesettia, con la costituzione di una nuova Azienda Vitivinicola...


...l'Azienda Vitivinicola Victor Tomsich.